Ptosi palpebrale

La ptosi palpebrale è un abbassamento di una o di entrambe le palpebre.

Rappresenta un inestetismo che può essere di natura funzionale o estetico, ed è più frequente di quanto si possa pensare.

L’inestetismo può essere di natura funzionale quando l’abbassamento delle palpebre comporta una riduzione parziale del campo visivo, cioè della porzione o dell’estensione dell’area che una persona può vedere.

È funzionale quando si instaura in bimbi molto piccoli e ciò può diventare un ostacolo nella capacità di sviluppare una normale capacità visiva. Infatti questo abbassamento non permette all’occhio di trasmettere in modo adeguato le informazioni al cervello e pertanto si potrebbe sviluppare un occhio pigro (cioè incapace di vedere in modo adeguato: ambliopia).

Infatti in questi pazienti è opportuno intervenire precocemente per impedire l’instaurasi di questo grave deficit.

L’inestetismo è di natura estetica quando l’abbassamento delle palpebre comporta un peggioramento estetico del volto di una persona, in quando le palpebre sono al centro del volto e sono sempre visualizzate per prime.

Talvolta nell’adulto, oltre la ptosi, si può avere un eccesso cutaneo della palpebra superiore e pertanto oltre alla chirurgia della ptosi si associa una blefaroplastica estetica.

La valutazione preoperatoria deve essere particolarmente attenta e meticolosa. Non tutti i casi di ptosi possono essere corretti in modo chirurgico.

Per una corretta diagnosi è necessario valutare con estrema esattezza il grado della ptosi, la funzione del muscolo elevatore, quest’ultimo fondamentale nelle motilità della palpebra.

Altri esami non meno importanti sono la misurazione della capacità visiva e l’esame del fondo oculare. Sono valutazioni che il chirurgo oftalmoplastico è in grado di svolgere con molta professionalità e competenza.

In alcuni casi la ptosi palpebrale, soprattutto in età pediatrica, può essere associata a deficit della muscolatura oculare estrinseca (strabismo). In questi casi prima va affrontato lo strabismo e successivamente la chirurgia della ptosi.

Il grado della ptosi e la funzione del muscolo elevatore sono fattori chiave per la scelta della tecnica chirurgica più adeguata. Sono numerosissimi gli interventi chirurgici che possono essere eseguiti anche se i più frequenti ed efficaci sono: la resezione del muscolo elevatore e la sospensione della palpebra al muscolo frontale.

Elemento molto importante è l’età del paziente e l’attività residua del muscolo elevatore.

Nei pazienti giovani, se l’attività del muscolo elevatore è scarsa, l’intervento di elezione è la sospensione della palpebra al muscolo della fronte, mediante un filo che può essere sintetico o prelevato dal paziente stesso, solitamente da una fascia di un muscolo della tempia/fascia temporale o dalla coscia/fascia lata.

Se l’attività del muscolo elevatore è buona, solitamente si esegue una resezione del muscolo elevatore.

Nell’adulto il quadro è sovrapponibile, in quanto si segue sempre la sospensione della palpebra al muscolo frontale se l’attività del muscolo elevatore è scarsa oppure una chirurgia della aponeurosi del muscolo se l’attività è buona.

In età pediatrica si induce una anestesia generale o una sedazione, nell’adulto invece si preferisce un’anestesia con sedazione, o solo un’anestesia locale. La durata può variare a seconda del tipo di intervento, comunque da 1 ora alle 2 ore circa.

È necessario avvisare i parenti che dopo l’intervento per circa 10-15 giorni si possono avere dei rigonfiamenti palpebrali con dei lividi e guariscono, a seconda dei parametri, dai 7 ai 14 giorni circa. Questo dipende molto dagli esami ematochimici relativi alla coagulazione del paziente sottoposto ad intervento.

Generalmente l’intervento è risolutivo e si possono avere dei brillanti risultati sia estetici che funzionali. In una percentuale molto ridotta può essere necessario un intervento successivo al primo per migliorare ulteriormente l’aspetto estetico e la simmetria tra le due palpebre. Il paziente, una volta operato, può sbendarsi già dal giorno dopo e, se adulto, può riprendere l’attività lavorativa dopo due/tre giorni senza problemi.

I punti di sutura generalmente possono essere tolti dopo 7/10 giorni circa; nei bimbi più piccoli operati in anestesia generale si mettono dei punti che si riassorbono o cadono da soli; questo per evitare un ulteriore stress al paziente in età pediatrica.

ALCUNI CASI TRATTATI PRIMA | DOPO

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